La fecondazione assistita omologa

Articolo pubblicato su “La Voce della Vita” Ed. Aprile 2016

Con Fecondazione assistita (o fecondazione artificiale) ci si riferisce a un processo per mezzo del quale viene attuata, in modo artificiale, l’unione dei gameti (cellule uovo nella donne e spermatozoi negli uomini). Non si deve commettere l’errore di considerare la fecondazione assistita quale sinonimo di procreazione assistita. Con procreazione (medicalmente) assistita si fa riferimento a tutte quei metodi con i quali è possibile aiutare a procreare, a prescindere dal fatto che siano di tipo chirurgico, farmacologico, ormonale. Quando si parla di fecondazione assistita si tratta esclusivamente della fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo tramite tecniche specifiche. La fecondazione assistita si suddivide in Fecondazione Omologa ed Eterologa; in questo articolo andremo ad analizzare e spiegare cos’è e in cosa consiste la Fecondazione assistita Omologa.

Si tratta di una procedura che prevede l’utilizzo di ovuli e seme appartenenti biologicamente alla coppia che sta cercando di avere un figlio , quindi non è previsto il ricorso a materiale biologico di altri soggetti.

Questa è dedicata a tutte quelle coppie che abbiano tentato il concepimento con metodi naturali per almeno 12 mesi senza risultati.  La procedura si divide in due fasi:

-la prima fase è di coltura follicolare, durante la quale i follicoli femminili vengono monitorati per individuare quale sia il momento giusto per procedere.

-la seconda fase consiste nella vera e propria inseminazione, che prevede la raccolta del seme e l’inseminazione di uno o più ovuli.

La procedura, nel caso in cui le problematiche che affliggono la coppia consistano in una mobilità limitata degli spermatozoi o problemi relativi all’apertura dell’utero, ha ottime chance di successo.

Potrebbero essere necessari più tentativi e la non riuscita dei primi non significa che i successivi non possano andare a buon fine.

Si distinguono varie tecniche classificate di primo, secondo e terzo livello, quest’ultime più complicate e raramente utilizzate.

Fra le tecniche di primo livello la più comune è l’inseminazione  intrauterinaIUI ), una tecnica di fecondazione assistita relativamente semplice e poco invasiva; consiste nell’introdurre al’interno della cavità uterina del liquido seminale trattato in modo opportuno. Viene generalmente consigliata nei casi in cui sia stata accertata un’infertilità di grado lieve o moderato oppure quando l’infertilità non è spiegabile o vi siano oggettive difficoltà nel rapporto sessuale . La tecnica si basa essenzialmente su:

– monitoraggio ecografico dell’ovulazione con lo scopo di verificare quale sia il momento più idoneo all’inseminazione (generalmente quando si ha la maturazione di almeno 1, 2 o anche 3 follicoli)

– preparazione del liquido seminale mediante particolari tecniche con lo scopo di migliorare la sua qualità. (bisogna disporre di un minimo di 2-3 milioni di spermatozoi con mobilità progressiva).

 – deposizione del liquido seminale in utero tramite apposite cannule flessibili.

Il processo è indolore e si porta a termine in pochi minuti. La paziente viene dimessa subito dopo l’inseminazione e, per aumentare le probabilità di successo, dovrà assumere progesterone almeno fino al test di gravidanza. In caso questo risultasse positivo, l’assunzione di progesterone dovrà proseguire.

Le possibilità di successo di questa tecnica si aggirano intorno al 15-20% per ogni tentativo.

Alcune varianti di questa procedura sono: l’inseminazione intracervicale , cioè l’inserimento nel canale cervicale,tramite un’apposita cannula ,di una parte di liquido seminale fresco. La quantità rimanente del seme maschile viene inserita direttamente in vagina. Quest’ultima viene “chiusa” con l’aiuto di una particolare coppetta per circa 6 ore. La tecnica ha lo scopo di far gingere con maggior facilità lo sperma alle ovaie. Non sono previsti trattamenti particolari sugli spermatozoi; viene però richiesto al donatore di astenersi dai rapporti sessuali nei quattro giorni che precedono l’intervento.

L’inseminazione intraperitoneale, effettuata pungendo con un ago la parete vaginale, e quindi depositando 2 ml di liquido seminale, per far giungere più facilmente gli spermatozoi alle tube.

E’ una tecnica che richiede che le tube siano in condizioni eccellenti e che l’ovulazione sia molto buona. Viene utilizzata generalmente in casi di sterilità inspiegabili oppure in caso di sterilità derivata da problemi cervicali. Uno dei problemi in cui si può incorrere adottandola consiste nella secrezione di anticorpi anti-spermatozoo da parte dell’organismo, che renderebbe vana l’operazione.

La fecondazione assistita tramite inseminazione intratubarica è una tecnica in cui lo sperma viene immesso nelle tube con l’aiuto di cateteri e attraverso una guida monitorata. Il ricorso a tale metodo è indicato quando siano falliti diversi tentativi di inseminazione intracervicale.

Tuttavia, se dopo 3-4 cicli di inseminazione non si ottiene la gravidanza, le possibilità di concepire mediante questa tecnica statisticamente diminuiscono, pertanto è consigliabile passare alla Fecondazione in vitro, la quale rientra nella categoria delle tecniche di secondo livello.

Anche detta FIVET, è una fecondazione dell’ovulo attuata in laboratorio con trasferimento successivo dell’embrione venuto a formarsi nell’utero della futura madre. La tecnica si suddivide in diverse fasi:

-vengono somministrati alla donna farmaci a base di gonadotropine per indurre iperovulazione (tra i 10 e i 12 ovuli). Questo aumenta le probabilità che una buona parte di essi si fecondino e si trasformino in embrioni. E’ necessario che la donna venga sottoposta a monitoraggi per individuare il momento migliore per portare a maturazione gli ovociti.

-si procede con l’aspirazione dei follicoli per ottenere gli ovuli. Questa operazione viene effettuata tramite agoaspirazione ovarica controllata mediante ecografia in sala operatoria, con una leggera sedazione. L’intervento dura in genere 15 minuti e la paziente solitamente torna a casa 2 ore dopo.

-Il liquido follicolare prelevato viene mandato al laboratorio dove, con il microscopio, si individuano gli ovuli e si effettua una stima della loro qualità e maturità.

A questo punto ci sono due opzioni:

1)gli spermatozoi vengono posti in una capsula con gli ovuli.

2)si effettua la cosiddetta Microiniezione intra-citoplasmatica (ICSI), che consiste nell’inserire manualmente uno spermatozoo all’interno di ogni ovulo con l’aiuto del microscopio( è la più utilizzata nei cicli FIVET).Gli ovuli così fecondati si lasciano incubare in appositi liquidi per 24-48 ore a una temperatura di 37 °C. Se tutto è andato secondo le previsioni si procede con l’introduzione in utero per via vaginale mediante una sottile cannula, sperando che l’embrione possa “radicarsi” nell’endometrio e continuare il suo sviluppo. Il numero degli embrioni che vengono introdotti viene scelto solitamente in base all’età della donna; se questa ha un’età inferiore ai 36 anni si introducono 1 o 2 embrioni; nelle donne più anziane se ne introducono di solito 2 o 3. Gli embrioni restanti, i cosiddetti “embrioni soprannumerari”, vengono congelati e conservati per alcuni anni.

Generalmente non vengono impiantati più di tre embrioni. La scelta di un numero massimo di embrioni è prevista dalle linee guida della European Society for Human Reproduction & Embryology, allo scopo di mantenere un certo equilibrio fra probabilità di gravidanza e rischio di gravidanza plurigemellare.

La FIVET non è una tecnica di fecondazione esente da rischi. Alcuni problemi possono verificarsi in seguito alla somministrazione delle gonadotropine; fra questi vi sono aumento di peso, nausea, vomito, vertigini, dolenzia addominale. Rischi più gravi ma meno diffusi sono la Sindrome da iperstimolazione ovarica ,gravidanza extrauterina o gravidanza multipla . Molto raramente si verificano infezioni ed emorragie a seguito del prelievo degli ovociti o lesioni alla cavità addominale.

La fecondazione assistita è un tema attuale e alquanto controverso che ha dato vita, nel corso di questi ultimi anni, ad accesi dibattiti dal punto di vista bioetico. Nel nostro Paese le tecniche di fecondazione medicalmente assistita sono ad oggi regolamentate dalla legge n. 40 del 19 febbraio 2004 e dal decreto ministeriale dell’11 aprile 2008, il quale non stabilisce limitazioni nel caso in cui sia il proprietario biologico dell’ovulo e quello dello sperma siano membri della coppia che sta cercando di concepire.

La procedura è disponibile sia in strutture mediche private, sia in strutture pubbliche.

Arianna Traini

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