L’OKLAHOMA SOGNA PER POCHI GIORNI LA FINE DELL’ABORTO

Articolo pubblicato su “La Voce della Vita” Ed. Giugno 2016

L’aborto continua a dividere la società americana e gli Stati Uniti, dove venne legalizzato nel 1973 da una sentenza della Corte Suprema Usa (il caso “Roe contro Wade”). Questa volta ci troviamo in Oklahoma e parliamo di un evento inaspettato ,breve ma intenso, che ha rischiato di sovvertire completamente la legislazione sull’aborto finora applicata.

L’APPROVAZIONE DELLA PROPOSTAIl giorno giovedì 19 maggio il parlamento dell’Oklahoma ha approvato una legge che rende illegale la pratica dell’interruzione volontaria della gravidanza, e che prevede azioni legali contro i medici che la praticano. In particolare si prevedevano fino a 3 anni di reclusione e la possibilità di perdere la licenza medica.  La legge che rende illegale l’aborto è stata approvata dal parlamento locale con 33 voti a favore e 12 contro. Tra i favorevoli vi era il promotore della legge, il senatore repubblicano NathamDah, il quale ha sostenuto che “difendere la vita dall’inizio del concepimento deve essere una funzione fondamentale del governo statale”. Questa nuova iniziativa è stata reputata come “senza precedenti”. Altri Stati dell’Unione, infatti, hanno tentato di vietarel’aborto ma senza prevedere sanzioni per i medici. Inoltre molti degli altri tentativi sono sempre stati fermati dai voti del Parlamento locale, e solo in rarissimi casi si è giunti ad interpellare la Corte Suprema. Questa volta l’aspettativa delle associazioni e dei movimentiprolife era altissima, dato che lo scoglio più grande (l’approvazione del legislatore)era stato superato. Restava solamente da attendere  ilconsensodella governatrice Mary Fallin, la quale, tuttavia , è sempre stata una convinta sostenitrice della difesa della vita e dei movimenti antiaborto. Sembrava che la vittoria fosse ormai certa.

LA RIVOLTA DELL’OPINIONE PUBBLICA-Nel frattempo le critiche e i commenti negativi non sono tardati ad arrivare: la notizia dell’imminente svolta dell’Oklahoma ha fatto il giro di tutti gli Stati Uniti ,portando con sé i relativi dissensi.  Primo fra tutti ad esprimersi negativamente è stato il senatore Ervin Yen, dottore e senatore dello stesso Oklahoma, il quale aveva votato contro la “folle” proposta di legge.  Al coro di Yen si sono aggiunte le voci delle associazioni per il diritto all’aborto e quelle di molti altri esperti, che hanno definito la proposta come “anticostituzionale,  una diretta violazione della sentenza della Corte Suprema del 1973”. Il clima che si era creato già da pochi giorni dopo l’approvazione era quindi estremamente teso, ponendo la governatrice Fallin in una situazione certamente non facile. Quest’ultima avrebbe avuto tempo fino a mercoledì 25 maggio per decidere le sorti della nuova proposta di legge.

L’ESITO INASPETTATO-Tra la forte fiducia dei movimenti prolife e la dura opposizione dei difensori dell’aborto, la Fallin ha deciso di non aspettare fino all’ultimo termine utile, ma di pronunciarsi ben prima: il giorno 23 maggio. La sorpresa non è stata dettata solo dall’inattesa rapidità, ma anche dal vero e proprio contenuto della decisione: la governatrice Mary Fallin, paladina della causa della vita, considerata la più prolife dei governatori Usa, da sempre attiva nella battaglia contro l’aborto, ha deciso di porre il veto alla nuova legge.

Nessuno si aspettava una conclusione di questo tipo: gli oppositori non credevano di portare a casa una vittoria così facile, e tantomeno i prolife si aspettavano che la loro guida nella causa antiaborto chiudesse le porte così risolutamente alla nuova proposta di legge. Potrebbe sembrare un epilogo surreale, ma ovviamente la governatrice ha dovuto render conto della sua scelta, e dalle sue parole possiamo capire un po’ meglio cosa ha mosso questa decisione così apparentemente oscura. La Fallin ha dichiarato di aver posto il veto in quanto la proposta di legge era troppo “vaga e ambigua” e sarebbe stata sicuramente bocciata in un ricorso in tribunale sulla sua costituzionalità. Lei stessa ha dichiarato che continuerà ad operare per garantire il diritto alla Vita così come ha fatto finora,ricordando che poche settimane fa è riuscita ad ottenere il prolungamento del tempo di attesa e informazione della donna prima di procedere all’aborto (da 24 a 72 ore), un periodo in cui viene consigliata e informata sulle possibili vie alternative all’interruzione definitiva della gravidanza. La Fallin ha inoltre dichiarato che il modo migliore per combattere l’aborto in America è quello di procedere dalla radice, cercando di inserire giudici conservatori e provita all’interno della Corte Suprema. Altrimenti ogni tentativo continuerà a risultare vano, se dichiarato incostituzionale dalla suddetta corte. Le motivazioni della Fallin sono sembrate nobili e accattivanti, ma non hanno completamente convinto i più. In effetti fonti della Cnn vicine alla governatrice hanno dichiarato che la decisione di porre il veto è stata presa a malincuore, ma considerata necessaria “per le centinaia di migliaia di dollari in spese legali” che lo stato dell’Oklahoma avrebbe dovuto affrontare per difendere la legge in tribunale, spese che lo Stato non avrebbe potuto sostenere per la situazione di crisi finanziaria in cui attualmente si trova.

Insomma, quello che era stato annunciato come l’evento che avrebbe cambiato le sorti della legislazione aborto negli Stati Uniti si è risolto con un nulla di fatto. E allora “tanto rumore per nulla?” Forse proprio “nulla” no, perché sebbene non si sia giunti al risultato sperato, è stato comunque mandato un segno forte da parte degli attivisti per la vita americani.

Giacomo Paradisi

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